“Nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia”

M. V. Montalbán


13 maggio 2013

Intolleranze alimentari e test


Una grande parte di persone che si rivolge al dietista spesso si dichiara intollerante o allergica a qualche tipo di alimento o a più gruppi di alimenti.  Una persona su tre ritiene di essere allergica o intollerante a certi alimenti, ma in realtà le allergie e le intolleranze sono sovrastimate e hanno un’incidenza molto più bassa (allergia del 2% tra gli adulti, mentre nei bambini l’allergia si stima tra il 3% e il 7%, anche se generalmente il problema viene superato in età scolare).

In realtà esiste una grande differenza tra allergia e intolleranza. Queste due definizioni vengono riportate costantemente nelle pagine del web che parlano di nutrizione e medicina.
L’allergia alimentare coinvolge il sistema immunitario. Al consumo di un determinato alimento, l’organismo risponde con il rilascio di immunoglobuline E (cioè anticorpi, o proteine del sistema immunitario) a causa del fatto che l’alimento assunto, teoricamente innocuo, non viene riconosciuto come tale ma come sostanza estranea e potenzialmente pericolosa (o allergene) tale da coinvolgere il sistema immunitario.
Quando le immunoglobuline E (IgE) attaccano l’allergene provocano il rilascio di istamina, a cui conseguono manifestazioni allergiche che a seconda della persona possono essere:
CUTANEE
(gonfiore di labbra, lingua, faccia, gola, orticaria, prurito, eczema, eruzioni cutanee e rossori)
RESPIRATORI
(prurito al naso, naso che cola, naso congestionato, starnuti, tosse, respiro affannato, asma)
GASTROINTESTINALI
(crampi addominali, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, coliche, gonfiori)
SISTEMICI
(shock anafilattico, una grave condizione in cui la pressione arteriosa precipita e il soggetto può morire di arresto cardiaco se non gli viene rapidamente somministrata adrenalina per aprire le vie respiratorie).

L’intolleranza alimentare, a differenza dell’allergia alimentare, non coinvolge il sistema immunitario tramite il rilascio di immunoglobuline, ma coinvolge il metabolismo (come nel caso dell’intolleranza al lattosio, dovuta alla carenza di un enzima – cioè una specifica proteina necessaria alla digestione del lattosio). Inoltre l’intolleranza alimentare comporta una serie di sintomi gastrointestinali simili all’allergia, come gonfiore addominale, coliche, diarrea, nausea e vomito, ma che non sono conseguenza di una reazione innescata dal sistema immunitario.
Importante da sottolineare è il fatto che, mentre alla diagnosi di allergia consegue l’eliminazione dell’alimento che la causa, gli intolleranti sono in grado di sopportare piccole quantità dell’alimento che causa l’intolleranza senza sviluppare i sintomi (ad eccezione degli individui sensibili al glutine e ai solfiti).


La maggior parte delle persone si definisce tale per una propria percezione nei confronti di certi alimenti o dopo essersi sottoposta ai test delle intolleranze, che si racchiudono in una grande lista in continuo aggiornamento, tra cui rientrano Mineralogramma o analisi del capello, Test di citotossicità ALCAT, Test EAV di elettroagopuntura, Test di provocazione/neutralizzazione sublinguale, Biorisonanza, Pulse test, Test Melisa, Iridologia e tanti altri.
Nonostante le persone spendano soldi per sottoporsi a tali test per tentare di svelare il mistero della propria percezione, si tratta di test fasulli, inaffidabili, non attendibili, non riproducibili (vale a dire che se venisse ripetuto il test per una seconda volta si otterrebbe un risultato differente dal primo) e soprattutto non validati scientificamente.
Non c’è un unico studio scientifico che sostenga l’affidabilità di questi test e molto spesso chi li esegue sulle persone ne è a conoscenza e agisce unicamente a scopo di lucro. E se non ne fosse a conoscenza vorrebbe dire che purtroppo si tratta di una persona professionalmente impreparata, che fornisce informazioni sbagliate al paziente.
Nella maggior parte dei casi le figure che eseguono i test delle intolleranze non appartengono alla classe medica e di professionisti sanitari; si tratta spesso di naturopati, estetisti, operatori olistici, personal trainer, “falsi dottori” che amano farsi definire tali ma che non hanno niente a che fare con la medicina... e raramente anche qualche medico che si occupa soprattutto di omeopatia.
Gli unici articoli rintracciabili sul web che esaltano l’unicità e la validità dei test sulle intolleranze sono – guarda caso – le ditte che producono i materiali e i macchinari per eseguirle.
Ma il modo di valutare se siano test attendibili o meno si può individuarlo pur non sapendo se si tratta di metodiche diagnostiche fasulle o meno.

Nella stragrande maggioranza dei casi dai test risultano intolleranze a determinati alimenti o addirittura ad interi gruppi di alimenti. I test delle intolleranze, quasi per non deludere l’aspettativa del paziente, danno come risultato lunghe liste di alimenti da evitare e che comprendono anche cibi che... non sono mai stati consumati in una vita!

Com’è possibile risultare intolleranti ad alimenti che il nostro corpo non conosce? E com’è possibile sviluppare un’intolleranza a quegli alimenti che vengono consumati pochissime volte all’anno, in occasioni speciali?
Io stessa diversi anni fa mi sottoposi al test del capello, prima ancora di intraprendere i miei studi universitari. Il risultato fu che, oltre ad una lunga serie di alimenti che dovevo evitare nonostante fossi una bambina in crescita, ero intollerante alla coda di rospo (un tipo di pesce mai consumato in vita mia).
Le intolleranze alimentari sono possibili quando il corpo non riesce a digerire correttamente un alimento o un componente alimentare (come nel caso dell’intolleranza al lattosio, a causa della carenza dell’enzima preposto alla sua digestione), anche se è possibile la manifestazione di sintomi gastrointestinali - probabilmente dovuti a intolleranze alimentari - quando, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, vengono assunti i soliti cibi con insistenza, al punto di sovraccaricare l’organismo, che alla lunga può manifestare intolleranza verso alcuni alimenti a causa della poca varietà di cibi consumati.
Mentre per la diagnosi di allergie alimentari è opportuna una visita allergologica, gli unici test affidabili per la diagnosi di intolleranze alimentari sono quelli al lattosio e al fruttosio tramite il BREATH-TEST (o test del respiro), dal gastroenterologo.
Per gli altri tipi di intolleranze è opportuno rivolgersi al dietista che si occupa di effettuare un’approfondita anamnesi alimentare e di procedere all’identificazione del sintomo correlato all’alimento sospetto tramite la compilazione settimanale di diari alimentari. Una volta individuato l’alimento sospetto o una combinazione di alimenti, è opportuno sospendere l’assunzione di questi alimenti per un periodo limitato di 2 settimane e valutare l’andamento dei sintomi. Se i sintomi scompaiono, i cibi sospetti verranno reintegrati nella dieta a poco a poco, gradualmente e in piccole quantità, fino a raggiungere la dose normale, mantenendo il loro consumo limitato nel tempo se i sintomi lo richiedono.
E’ un lavoro che richiede impegno da parte del paziente, ma sicuramente affidabile e basato sull’ascolto del proprio corpo.


European Food Information Council (EUFIC) - Le allergie e le intolleranze alimentari, 2006

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