“Nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia”

M. V. Montalbán


22 giugno 2012

Olio di palma: un rischio - oltre che per la salute - per l'ambiente

LA DEFORESTAZIONE INDONESIANA
A causa della domanda sempre maggiore di olio di palma da parte dell'industria alimentare, cosmetica e di biocarburanti, sta aumentando la distruzione delle torbiere e delle foreste pluviali indonesiane. L'Indonesia e la Malesia sono infatti i paesi maggiori di importazione.
L'incendio e la degradazione delle torbiere indonesiane comporta il rilascio annuale di circa 1,8 miliardi di tonnellate di gas serra. 
Le dimensioni della torbiera di Riau - nell'Isola di Sumatra - si estende per più di 4 milioni di ettari (paragonabile alla superficie di Svizzera o Taiwan) e trattiene circa 14,6 miliardi di tonnellate di carbonio. Se queste torbiere venissero distrutte, verrebbe emessa una quantità di gas serra nell'atmosfera pari a quella emessa dal pianeta in un anno (49 miliardi di tonnellate di CO2).
L'assorbimento di CO2 da parte dei vegetali è  di 9,5 miliardi di tonnellate, che si riducono a 3,7 di assorbimento netto a causa della deforestazione.

LE AZIENDE COINVOLTE

Negli ultimi 50 anni sono stati rasi al suolo 74 milioni di ettari della foresta indonesiana, mentre i suoi prodotti (fra cui l'olio di palma) vengono spediti sui mercati di tutto il mondo e adottati nelle famose aziende, fra cui rientrano Nestlé e Unilever (di cui, tra i marchi alimentari, rientrano Algida, Calvé, Knorr, Lipton, ma anche i prodotti per l'igiene personale come Dove, Mentadent, Sunsilk e i prodotti per la cura della casa come Cif, Coccolino e Svelto). 
In particolare, l'Unilever è la società di maggior rilievo nel mercato dell’olio di palma. Utilizza circa 1.2 milioni di tonnellate di olio di palma ogni anno,20 ovvero circa il 3% della produzione mondiale di olio di palma, prevalentemente proveniente da Indonesia e Malesia.
Altre grandi marche sono complici dell’espansione delle coltivazioni di palma da olio a spese delle torbiere indonesiane. Tra questi: KitKat, Pringles, Philadelphia, Gilette, Burger King e McCain.

COSA RISCHIAMO
Se non verranno ridotte le emissioni di gas serra globali c'è il rischio che si inneschi una vera e propria BOMBA CLIMATICA, quindi un aumento di temperatura, che è distruttivo per gli ecosistemi e che può indurre a ulteriori emissioni. Secondo il Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (CICC) maggiori saranno i ritardi sui tagli delle emissioni di gas serra, maggiori saranno i danni ecologici e sociali, così come i costi economici.
Un rapporto pubblicato da GreenPeace "riconosce che le piantagioni di olio di palma sono le principali
responsabili della distruzione delle foreste pluviali in Indonesia e Malesia". Le piantagioni di olio di palma soddisfano le richieste del mercato globale di olio vegetale economico da utilizzare nella produzione di cibo, cosmetici e carburanti. Rispetto all’anno 2000 si prevede che la domanda di olio di palma sui mercati internazionali verrà raddoppiata nel 2030 e addirittura triplicata nel 2050.

IL BIOCARBURANTE
Una ristretta squadra di giocatori molto potenti controllano una grossa fetta del mercato di palma da olio. Primeggia tra questi la Cargill, la più grande società privata del mondo, seguita da ADM-Kuok-Wilmar, al momento il più grande produttore di biocarburanti. E infine la Synergy Drive, una società controllata dal governo malese che sta per diventare il più grande produttore di olio di palma.
Le strategie di espansione di questi colossi industriali gettano un’ombra minacciosa sulle nostre future possibilità di ridurre le emissioni dei gas serra. Approfittando, inoltre, della diffusa preocupazione, a livello internazionale, per la salute del clima del pianeta queste società promuovono l’olio di palma come una soluzione ecologica per la produzione di biocarbutanti.
La distruzione delle foreste pluviali tropicali determina un quinto delle immissioni di gas serra nell’atmosfera, più di quanto emettano tutte le macchine, i camion e gli aeri del mondo. La distruzione delle torbiere indonesiane, da sola, determina quasi il 4% delle emissioni globali ed annuali di gas serra.

LE SOLUZIONI PROPOSTE DA GREENPEACE

1) Fermare la deforestazione = Risparmio in emissioni superiore ai 2 miliardi di tonnellate all’anno.
2) Bloccare gli incendi in Indonesia e stabilire una moratoria sulla conversione agricola delle torbiere: risparmio in emissioni di crica 1.3 miliardi di CO2 all’anno.
3) Ripristinare le torbiere indonesiane degradate: Risparmio di emission di circa 0,5 miliardi di tonnellate di CO2. Un progetto di Wetlands International si propone oggi di riabilitare una superficie di 43.500 ettari di torbiere degradate nella regione centrale di Kalimantan. Atraverso questo progetto verrà evitata l’immissione di 3.4 milioni di tonnellate di CO2 atraverso un unico investimento di 500.000€. Solo 0,5€ a tonnellata!

Questi tre risultati, da soli, ci farebbero risparmiare emissioni per 3.8 miliardi di CO2. 
Quasi l’8% delle emissioni annue di gas serra a livello globale.


Fonti: Rapporto Olio di Palma - Come ti friggo il clima (con l'olio di palma), Greenpeace, 2007

19 giugno 2012

"Oli vegetali" sulle etichette degli alimenti: cosa si intende?

Molto spesso, nel leggere cosa contiene un alimento quando andiamo a fare la spesa, possiamo incappare nell'ingrediente "oli vegetali".
Per oli vegetali non si intende solo ed esclusivamente olio extravergine d'oliva, che - se prestate bene attenzione e paragonate prodotti diversi - vedrete che quando un alimento contiene olio extravergine d'oliva, l'azienda produttrice lo menziona esplicitamente. 
Esiste una moltitudine di oli vegetali, oltre a quello extravergine d'oliva:
olio di semi di girasole, olio di semi di mais, olio di arachidi, olio di riso, olio di semi di soia, olio di semi di lino, olio di canola, olio di sesamo, olio di palma e olio di cocco.
Quando un prodotto fa riferimento alla definizione "oli vegetali", senza specificarne la natura, si tratta il più delle volte di olio di palma e olio di cocco.

Che tipi di oli sono?
Dal punto di vista qualitativo pessimi.


L'olio di palma è un olio particolarmente ricco di acidi grassi saturi a lunga catena (47%), soprattutto ricco di acido palmitico (41% dei saturi totali), in grado di incrementare i livelli di colesterolo cattivo nel sangue, aumentando il rischio di sviluppare nel tempo malattie cardiovascolari.
Gli altri acidi grassi che costituiscono l'olio di palma sono acidi grassi monoinsaturi (39%), di cui l'acido oleico rappresenta il grasso maggiormente presente, qualitativamente molto buono per i suoi effetti antiossidanti. 

Perchè l'olio di palma viene impiegato nell'industria alimentare al posto dell'olio extravergine d'oliva?
La risposta è banale. L'elevata sapidità e i bassi costi di produzione sono il motivo per cui l'industria dolciaria lo privilegia e lo utilizza non solo in forma liquida - come olio - ma anche in forma solida - come margarina, prodotta a partire proprio dall'olio di palma.

L'olio di cocco, come quello di palma, è ricco in acidi grassi saturi (87%), ma a media catena.
Essendo ricco in grassi saturi, anche l'olio di cocco può indurre un incremento di colesterolo cattivo nel sangue, anche se in forma ridotta per la presenza delle medie catene.
Gli acidi grassi saturi maggiormente presenti nell'olio di cocco sono:
acido laurico (45%), acido miristico (17%) e acido palmitico (8%), dove i primi due hanno una lieve capacità di incidere nell'innalzamento ematico del colesterolo cattivo rispetto al palmitico.

L'olio di cocco, così come quello di palma, viene impiegato specialmente come olio per fritture e sempre nell'industria dolciaria, sotto forma di margarina o di olio nei prodotti da forno.


17 giugno 2012

Un'alga al giorno toglie il medico di torno!

Le alghe rappresentano delle vere e proprie verdure di mare che troppo spesso vengono ignorate in quanto non rientrano nelle nostre abitudini alimentari malgrado i loro svariati vantaggi in termini di salute.
Fanno parte di una tradizione culinaria orientale (soprattutto giapponese). Ad oggi, nella nostra alimentazione, il loro consumo è molto limitato, ma la loro diffusione sugli scaffali dei supermercati sta prendendo sempre più piede.

 Le proprietà alimentari:

Sono ricche di...
  • Sali minerali (specialmente iodio, ferro, calcio, magnesio...)
  • Vitamina A, B, C, E, K
  • Vitamina B12, di cui le alghe rapprensentano l'unica fonte nel mondo vegetale, in quanto la B12 si trova unicamente nei prodotti di origine animale! Questo è il motivo per cui i vegani possono andare incontro a carenze se non assumono integratori di B12 o non fanno un adeguato uso di alghe.
  •  Algina: si tratta di un elemento presente maggiormente nelle alghe brune. Ha una proprietà detossificante grazie al potere di chelare, eliminandoli attraverso le feci, i metalli pesanti e altre numerose sostanze tossiche presenti nell'organismo.
In generale, i componenti di cui sono costituite sono da 10 a 20 volte superiori rispetto agli altri alimenti di origine vegetale.
Visto il loro elevato contenuto in iodio, si sconsiglia il consumo di alghe a chi soffre di ipertiroidismo.

Lo scopo terapeutico...


Le alghe sono alimenti consigliabili anche a scopo terapeutico in caso di determinate patologie alimentazione-correlate (e non solo), fra cui:
-> Ipercolesterolemia, poichè riducono l'assorbimento del colesterolo assunto con l'alimentazione.
-> Iper-uricemia e iper-azotemia perchè sottraggono l'azoto presente nel sangue in eccesso.
-> Sovrappeso e obesità, in quanto l'elevato contenuto in iodio, utilizzato dalla tiroide, stimola il metabolismo. Inoltre favoriscono la demolizione dei grassi e il contenuto in mucillagini, assorbendo i liquidi, favoriscono il senso di sazietà, riducendo l'appetito.
-> Prevenzione di malattie cardiovascolari.
-> Ipertensione.
-> Ipotirodismo.
-> Ritenzione idrica (cellulite).
-> Stitichezza, poichè aumentano la massa fecale, favorendo il transito intestinale.

Quali sono le più note alghe impiegate in cucina? 

ARAME e NORI: sono tenere e delicate, indicate particolarmente per chi assaggia per la prima volta le alghe e chi a vuole introdurle nella propria alimentazione. 
Si usano per salse, condimenti e insalate. 
Terapia: ipertensione.

DULSE: alga rossa scura. Da tostare in forno, ammollate, mangiate cotte come insalata o accompagnate con altre verdure. 
Terapia: anemia e gravidanza.

HIJIKI: Ottima per zuppe, salse, insalate e condimento di pasta e riso. 
Terapia: caduta di capelli, prevenzione carie dentali, ipertensione, problemi alle ossa.

KOMBU: alga marrone. Viene consumata in zuppe, brodi, insalate e per insaporire piatti di riso e di verdure.
Terapia: malattie cardiovascolari, ipertensione, disturbi digestivi, tumori, disfunzioni renali.