- LA FAME NEL MONDO
Secondo i dati FAO del 2004, 840 milioni di esseri umani (specialmente bambini e i paesi nel sud del mondo) soffrono di malnutrizione per difetto. La fame nel mondo non è causata dalla scarsa presenza di risorse per la produzione di cibo, ma dalla distribuzione non omogenea di quest'ultimo e dagli sprechi enormi. Infatti 36 Paesi su 40 di quelli più poveri al mondo esportano cibo verso Stati Uniti ed Europa.
Il Brasile è uno dei Paesi in cui si conta il più elevato numero di persone malnutrite (16 milioni) e che esporta 16 milioni di tonnellate di soia (dati FAO 2001), destinata ai mangimi per l'allevamento, da cui poi riusciamo a trarre la carne presente nelle macellerie dei nostri supermercati.
Oltre al Brasile, il Messico, l'Etiopia, l'Egitto, la Cina...
Si potrebbe pensare: "Sì, ok...tutti i prodotti vegetali che produciamo li utilizziamo per gli animali, i quali a loro volta però ci restituiscono carne, latte, uova e così via.."
In realtà non ne facciamo mai un guadagno. L'animale considerato come se fosse una macchina che trasforma risorse vegetali in animali è completamente inefficiente! Questo perchè per produrre 1 kg di proteine animali servono 15 kg di proteine vegetali!
L’economista Frances Moore Lappé ha calcolato che in un anno, nei soli Stati Uniti, sono state prodotte 145 milioni di tonnellate di cereali e soia. Per contro, sono stati ricavati 21 miloni di tonnellate di carne, latte, e uova. Facendo la differenza, si ottengono 124 milioni di tonnellate di cibo sprecato: questo cibo, avrebbe assicurato un pasto completo al giorno a tutti gli abitanti della Terra!
(fonte: Frances Moore Lappé, “Diet for a small planet”, New York, Ballantine Books, 1982).
Un ettaro di terra destinata ad allevamento bovino produce in un anno 66 kg di proteine. Destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia otterremmo nello stesso tempo 1848 kg di proteine, cioè 28 volte di più (fonte: J. Andrè, Sette miliardi di vegetariani).
L’Europa è in grado di produrre abbastanza vegetali da nutrire tutti i suoi abitanti, ma non i suoi animali. Infatti solo il 20% delle proteine vegetali destinatie agli animali d’allevamento proviene dall’interno, il resto viene importato dai paesi del sud del mondo, impoverendoli ulteriormente, e sfruttando le loro risorse ambientali.
(Fonte: Commissione Europea).
(Fonte: Commissione Europea).
Se tutti, sulla Terra, adottassero un modello di consumo come quello oggi imperante nei paesi occidentali, il pianeta non potrebbe reggere, servirebbero almeno due volte e mezza le terre emerse oggi esistenti.
Viceversa, se tutti seguissero il modello alimentare vegetariano, potremmo nutrire 11 miliardi di persone (contro i 6 miliardi attualmente esistenti).
Viceversa, se tutti seguissero il modello alimentare vegetariano, potremmo nutrire 11 miliardi di persone (contro i 6 miliardi attualmente esistenti).
I paesi ricchi oggi possono consumare così tanta carne solo perché sfruttano suolo e risorse dei paesi poveri in cui il consumo di carne è minimo.
- GLI SPRECHI ENERGETICI
Anche l’energia fossile necessaria per la produzione di cibi animali è di gran lunga maggiore di quella necessaria per la produzione degli stessi nutrienti da fonti vegetali.
Le calorie di combustibile fossile spese per produrre 1 caloria di proteine dal grano sono pari a 2,2.
Per i cibi animali ne servono molte di più, in media 25, ma in particolare 40 per la carne bovina, 39 per le uova, 14 per il latte, 14 per la carne di maiale (fonte: Sustainability of meat-based and plant-based diets and the environment, David e Marcia Pimentel, Am J Clin Nutr 2003).
Jon R. Louma afferma che per ogni caloria ingerita dall’americano medio, servono 9,8 calorie di carburante fossile, quindi in un anno un americano “mangia” 13 barili di petrolio.
Le calorie di combustibile fossile spese per produrre 1 caloria di proteine dal grano sono pari a 2,2.
Per i cibi animali ne servono molte di più, in media 25, ma in particolare 40 per la carne bovina, 39 per le uova, 14 per il latte, 14 per la carne di maiale (fonte: Sustainability of meat-based and plant-based diets and the environment, David e Marcia Pimentel, Am J Clin Nutr 2003).
Jon R. Louma afferma che per ogni caloria ingerita dall’americano medio, servono 9,8 calorie di carburante fossile, quindi in un anno un americano “mangia” 13 barili di petrolio.
- SPRECO DI ACQUA
- INQUINAMENTO CHIMICO
della monocoltura, che risulta conveniente in quanto consente una industrializzazione spinta: vengono standardizzate le tipologie di intervento, i macchinari agricoli, le competenze e i tempi di lavoro. Se anziché alla monocoltura i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, non sarebbero necessari prodotti chimici, perché il suolo rimarrebbe fertile.
- INQUINAMENTO DA DEIEZIONI
In Italia gli animali d’allevamento producono annualmente circa 19 milioni di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, che quindi non possono essere usate come fertilizzante. Contengono infatti prodotti chimici (farmaci, fertilizzanti) di cui gli animali sono imbottiti.
Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 137 milioni di cittadini, cioè più del doppio del totale della popolazione (fonte: “Le fabbriche degli animali”, E. Moriconi, 2001).
Il 16% del metano immesso nell’atmosfera, una delle cause dell’effetto serra, viene emesso dagli animali d’allevamento.
Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 137 milioni di cittadini, cioè più del doppio del totale della popolazione (fonte: “Le fabbriche degli animali”, E. Moriconi, 2001).
Il 16% del metano immesso nell’atmosfera, una delle cause dell’effetto serra, viene emesso dagli animali d’allevamento.
- ABBATTIMENTO DELLE FORESTE PLUVIALI
In Costa Rica, ad esempio, durante gli anni ’60 e ’70 l’aumento vertiginoso delle esportazioni di carne verso gli Usa - conseguente al boom del consumo degli hamburger - determinò un vero e proprio assalto alle foreste pluviali; oggi sono ridotte a poco più del 10% della loro estensione originaria (fonte: Unimondo).
Nella foresta Amazzonica, l’88% del territorio disboscato è stato adibito a pascolo.
In totale, la metà della foresta pluviale dell’America centrale e meridionale è stata abbattuta per l’allevamento e il ritmo di disboscamento è in continua crescita...
Per produrre un hamburger dai manzi dell’America Latina, si devono abbattere 5 mq di foresta tropicale (fonte: J.Denslow, C.Padoch, People of the Tropical Rainforest, University of California, 1988).
In totale, la metà della foresta pluviale dell’America centrale e meridionale è stata abbattuta per l’allevamento e il ritmo di disboscamento è in continua crescita...
Per produrre un hamburger dai manzi dell’America Latina, si devono abbattere 5 mq di foresta tropicale (fonte: J.Denslow, C.Padoch, People of the Tropical Rainforest, University of California, 1988).
- OVERFISHING
La quantità di pesci ancora presente nelle acque è sempre più esigua.
L’allevamento di pesci - o itticoltura - è quindi in rapida crescita (38% del pesce venduto in Italia, nel 2003), ma crea più problemi di quanti ne risolva. Solo il 12,4% degli allevamenti è “estensivo” (i pesci sono liberi in stagni o in lagune costiere), il restante è intensivo (vasche di cemento o gabbie in mare)
L’allevamento di pesci - o itticoltura - è quindi in rapida crescita (38% del pesce venduto in Italia, nel 2003), ma crea più problemi di quanti ne risolva. Solo il 12,4% degli allevamenti è “estensivo” (i pesci sono liberi in stagni o in lagune costiere), il restante è intensivo (vasche di cemento o gabbie in mare)
(fonte: Ismea 2003, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali 2003).
Qual è la soluzione a questo sfacelo?
Una sola: cambiare le nostre scelte alimentari diminuendo il consumo di cibi di origine animale.
Una sola: cambiare le nostre scelte alimentari diminuendo il consumo di cibi di origine animale.
Non si tratta di cambiare i metodi di coltivazione o allevamento: fintanto che il consumo di alimenti animali continuerà ad essere così elevato (e nel mondo sta aumentando perché i paesi in via di sviluppo incrementano la loro richiesta di carne) non vi è possibilità d’uscita.
Più che potete. Poco è meglio di nulla, ma più alta sarà la diminuzione del consumo di carne, latte e uova, fino anche al 100%, se decidete di farlo, maggiori saranno i benefici.
Più che potete. Poco è meglio di nulla, ma più alta sarà la diminuzione del consumo di carne, latte e uova, fino anche al 100%, se decidete di farlo, maggiori saranno i benefici.
Abbiamo un potere immenso nelle nostre mani: non servono leggi, non servono le decisioni dei potenti, la decisione sull’alimentazione da seguire spetta solo a noi. È un grande potere, e quindi anche una grande responsabilità.
Per approfondimenti sull'impatto ambientale e sociale delle scelte alimentari www.nutritionecology.org/it
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