Chiedere un parere al pediatra
o al dietista per stabilire l’adeguatezza del peso del proprio figlio può
essere un valido punto di partenza. I genitori, avendo il bambino sotto gli
occhi quotidianamente, potrebbero non essere in grado di valutare obiettivamente
il suo peso.
Lo strumento di cui si servono
i professionisti della salute per stimare il peso più appropriato per un
bambino, in relazione all’età, al sesso e all’altezza, è la tabella dei
percentili. Quando l’IMC (Indice di
Massa Corporea) è compreso tra l’85°e il 95° percentile si parla di sovrappeso;
quando viene superato il 95° percentile, il bambino è obeso.
La priorità in certi casi va data all’educazione
alimentare, rivolta prima di tutto ai genitori col fine di renderli consapevoli e in
grado di trasmettere le conoscenze ai propri figli attraverso l’esempio quotidiano,
privando loro della responsabilità di gestire in prima persona un problema più
o meno grave, che è prioritario affrontare, senza ignorarlo o rimandarlo nel tempo. L’obesità
è infatti una condizione che negli anni aumenta, e non è aspettando che il
bambino sia finalmente adolescente, quando potrà prendere coscienza del
problema, che verrà più facilmente risolta, anzi. Durante l’adolescenza è più
difficile aiutare i figli con l’esempio ed è più probabile che si instaurino
problemi psicologici, legati all’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico
e alla riduzione dell’autostima, associata spesso a episodi di derisione da
parte dei coetanei o dal confronto con gli altri.
Non è mai troppo tardi per
intervenire e migliorare il proprio stile di vita. I punti chiave su cui
lavorare sono quindi due: alimentazione e attività motoria.
L’aspetto che spaventa
maggiormente i genitori nell’affrontare un problema di questo genere, sta nel
pensare di dover mettere a dieta il bambino, ponendolo di fronte a sacrifici e
privazioni. In realtà si dovrebbe pensare che il lavoro principale stia nel
mangiare più sano, seguendo gli innumerevoli consigli alimentari, quantitativi
e soprattutto qualitativi, che il dietista fornisce alla famiglia, che per prima si deve mettere in gioco nel modificare lo stile di vita.
Oggi la dieta mediterranea è il modello alimentare più studiato e approvato
dalla scienza, su cui dovrebbe basarsi lo stile alimentare di tutti, anche dei
più piccoli.
Fondandosi su questo tipo di
stile alimentare, il dietista dà indicazioni sulle porzioni adeguate per il
bambino in base alla fascia di età considerata, su ciò che a tavola è bene
limitare o favorire, sull’importanza della distribuzione dei pasti durante la
giornata (i bambini obesi tendono a consumare troppe calorie ad un unico pasto)
e sull’opportunità che la dieta mediterranea ci offre: una vasta varietà di
cibi, dove niente è vietato, e i sacrifici da dover affrontare sono irrisori e
soggettivi, correlati alle proprie abitudini alimentari di sempre, che devono
avere il tempo necessario per essere sostituite nel lungo termine da altre più
salutari.
Alimentazione e attività motoria quotidiana si trovano sullo stesso livello di importanza. I
vantaggi dell’attività fisica sono davvero tanti e aiutano a mantenere nel
lungo termine i risultati ottenuti con le modifiche dello stile alimentare.
Grazie all’attività fisica:
- viene
ridotto il senso di fame, soprattutto quando si tratta di “fame nervosa”,
cioè quando il bambino chiede cibo per placare la noia, l’ansia o la
preoccupazione, associando così il cibo alla soluzione dei suoi problemi
- il
metabolismo accelera
- migliora
l’umore, ci si rilassa, aumenta l’autostima, si riduce la noia, la
tristezza e la stanchezza
- viene
facilitato il consumo delle calorie ingerite
- viene
favorita la socializzazione fra coetanei nei momenti di gioco
Per favorire il cambiamento
dello stile di vita, mantenendolo nel tempo, è importante proporre al bambino
attività che lo interessino, che lo divertano, evitando allo stesso tempo
attività di elevata intensità, di tipo agonistico, che potrebbero metterlo in
difficoltà a livello fisico e psicologico nello svolgimento di ciò che l’allenatore
richiede. E’ opportuno considerare le caratteristiche fisiche del bambino obeso, per il quale sarà inizialmente più opportuno dedicarsi ad attività di bassa intensità, come andare in
bicicletta, saltare la corda, fare nuoto libero, giocare con il pallone, per
poi prolungare la durata degli esercizi, fino al raggiungimento di almeno un’ora al giorno.
L’importanza dell’attività
fisica non consiste unicamente nell’iscrivere un bambino ad una società
sportiva o ad uno sport di squadra qualsiasi. Muoversi nel quotidiano significa
anche giocare all’aria aperta con altri bambini o da soli, fare le scale anziché
prendere l’ascensore, camminare un po’ per andare a scuola, limitare le ore
davanti alla televisione e ai videogiochi, sostituendoli con qualcosa che preveda
un impegno fisico (come i vecchi tempi, quando per giocare i bambini si
trovavano dopo la scuola ai giardini o al parco per condividere la
spensieratezza e momenti di socializzazione). La motivazione al movimento
aumenta quando trova piacere a seguire l’esempio di persone per lui importanti,
fra cui gli amici.
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